Fermo no all'unificazione dei tre Teatri di Tradizione della costa toscana

Siamo venuti a conoscenza, qualche settimana fa, dell’approvazione di una delibera del Consiglio Regionale toscano, presentata e votata dal Partito Democratico, in cui si vorrebbe avviare un percorso di fusione tra i tre Teatri di Tradizione della costa Toscana. Un progetto che a parole dovrebbe servire a razionalizzare i costi ma che in realtà nasconde, neanche tanto, un altro tipo di necessità. Molto gravi sono infatti le dichiarazioni di Giuseppe Toscano, presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro Verdi di Pisa che, invitato ad un dibattito a tema durante la Festa dell’Unità a Livorno, ha più volte fatto intendere che questa opera di razionalizzazione dovrebbe iniziare  prima di tutto dal “basso” e quindi dai dipendenti, sia amministrativi che di palcoscenico, senza ovviamente fare cenno a tutte quelle che sono le altre voci di spesa delle fondazioni. 

Una “Fondazione delle fondazioni” quindi, che vedrebbe al vertice un nuovo consiglio di amministrazione (di nomina politica) super pagato e contemporaneamente tagli significativi all’occupazione e di conseguenza anche alla qualità e professionalità del servizio svolto. Più che una manovra per isolare Livorno a causa del suo non allineamento dal punto di vista politico, crediamo sia piuttosto un modo per premiare la solita cerchia di dirigenti e noti personaggi legati al potere politico toscano.  Ma è bene sottolineare anche un altro aspetto.  A rischio c’è anche la qualità della programmazione che, se dovesse essere gestita da un unico ente centrale, rischierebbe di appiattire totalmente le specificità importanti di ogni teatro.

Per concludere ribadiamo che  il Teatro  Goldoni è uno dei pochi teatri toscani, in parte, ancora immune da tutti quei processi di esternalizzazione delle lavorazioni interne al teatro, se non consideriamo gli spettacoli gestiti da società esterne (che utilizzano i cosiddetti voucher, in pratica lavoro nero legalizzato). Il facchinaggio ad esempio è ancora fortunatamente gestito direttamente dalla Fondazione. Siamo convinti che un progetto di fusione come quello presentato andrebbe inizialmente a colpire i settori più deboli delle maestranze tra cui appunto il facchinaggio e i cosiddetti lavoratori “generici” che invece svolgono un lavoro fondamentale per la riuscita della stagione teatrale. 

A questo e a qualsiasi altro progetto di tagli all’occupazione Usb Livorno si opporrà con ogni mezzo. Crediamo sia invece giunto il momento di affrontare in maniera seria, da parte di questa Amministrazione, la questione riguardante le maestranze di palcoscenico che ancora, nonostante il passo avanti fatto con la firma dell’ultimo accordo sindacale (a cui Usb non ha partecipato perché ancora non costituita all’interno della Fondazione) non hanno un regolare contratto a tempo indeterminato nonostante molti lavoratori siano attivi sin dall’apertura del teatro stesso.  Si dovrà prevedere anche una vera e propria “moratoria” sull’utilizzo dei voucher anche da parte delle ditte esterne e un progetto di internalizzazione di tutti quei servizi, comunque essenziali, che adesso vengono svolti da cooperative esterne.

Per Usb Teatro Goldoni Livorno, Ceraolo Giovanni