Contro la guerra e il traffico di armi: USB Livorno aderisce al presidio di fronte alla Fabbrica di munizioni Cheddite, Giovedì 15 dicembre ore 12
La Cheddite è un’azienda italofrancese, con sede a Livorno, che produce cartucce per armi leggere. È salita nuovamente agli onori della cronaca dopo che alcune sue cartucce sono state rinvenute durante le recenti proteste in Iran. Cartucce sparate dalla polizia contro i manifestanti. L’ennesima conferma di come la produzione e il traffico di armi nel nostro paese, attraverso i nostri porti, sia all’ordine del giorno e sia in crescita. Come Unione Sindacale di Base siamo da sempre schierati contro questi traffici di morte, contro l’invio di armi nel conflitto ucraino e contro quelle multinazionali, tra cui alcune delle principali sono proprio Italiane, che si arricchiscono vendendo armamenti e alimentando guerre in tutto il globo.
Risulta evidente come sia facile aggirare le leggi Italiane contro il traffico di armi (in particolare la L 185 del 90) utilizzando opportune “triangolazioni” e come queste leggi non abbiano alcun valore quando sono gli stessi Governi ad inviare tonnellate di esplosivi come sta accadendo nel conflitto ucraino. Nel recente passato sono stati gli stessi lavoratori a denunciare e bloccare questi traffici così come accaduto nel porto di Genova e all’aeroporto di Pisa con il sostegno attivo del nostro sindacato.
Risulta ancora più evidente l’ipocrisia della stragrande maggioranza della politica nostrana e della “sinistra” che oggi grida allo scandalo quando si parla di Iran, ma contemporaneamente chiude gli occhi sugli affari milionari della Leonardo che continua a vendere armi a diversi paesi, tra cui Turchia, Qatar e Arabia Saudita. Gli stessi personaggi che hanno preso mazzette su mazzette proprio per chiudere gli occhi sul mancato rispetto dei diritti umani in quei paesi ma che, evidentemente essendo “amici” dell’occidente non meritano scandali e piagnistei. Sono centinaia di migliaia i morti causati da queste politiche sostenute da tutti i Governi, passati ed attuali, a partire dello stesso conflitto in Yemen.
Schierarsi contro la produzione e il traffico di armi non vuol dire, ovviamente, chiedere che le migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore restino senza lavoro: così come deve succedere per aziende altamente inquinanti serve una politica seria di riconversione ad uso civile che garantisca i posti di lavoro ma che metta fine alle enormi speculazioni, speso finanziate con soldi pubblici, che producono e alimentano conflitti armati.
No alle spese militari, sì al sostegno dei servizi pubblici e allo stato sociale.
Usb Livorno