Piaggio, gli industriali non cambiano DNA: a loro investimenti con soldi pubblici, ai lavoratori sacrifici e diritti negati con la scusa del Covid
Citando il presidente Colaninno in un recente intervento, possiamo tranquillamente affermare che i “nostri” industriali non hanno mai veramente cambiato DNA. Il loro approccio si è semplicemente modificato in base alla forza che i lavoratori sono riusciti a esprimere. Se oggi alcuni noti industriali si permettono di annunciare grandi ristrutturazioni, ovviamente con i soldi pubblici come sempre successo (alla faccia del falso mito dell'imprenditore che si è fatto da solo), senza dover rendere conto in termini occupazionali e di salario, è perché la nostra forza reale è stata messa in discussione da anni di concertazione, accordi al ribasso e mancanza di organizzazione.
La pandemia ha messo in luce tutte le fragilità di un sistema finalizzato a tutelare le grandi imprese. È ormai palese che il Governo si è subito messo a disposizione di Confindustria per proteggere i profitti invece dei lavoratori. Lavoratori che con responsabilità hanno continuato, nonostante il rischio contagio, a lavorare vedendosi togliere con il pretesto del Covid sempre più diritti.
Il nostro stabilimento non è da meno. Nell'ultimo anno i lavoratori hanno dimostrato responsabilità, lavorando agli orari più disparati con entrate e uscite scaglionate facendo il doppio dei sacrifici (anche per la carenza di un trasporto pubblico degno di questo nome) ma in recenti incontri sindacali il presidente Colaninno ha attaccato, più o meno velatamente, l'organizzazione del lavoro in Piaggio in vista di future ristrutturazioni aziendali.
Dopo circa 15 incontri sindacali svolti nell'ultimo anno, ai lavoratori e alle lavoratrici non è stata ancora “concessa” neanche un'assemblea. Il pretesto del Covid non regge più. Forse in catena tutti i giorni si corre meno rischio? Basterebbe rispettare alla lettera i protocolli svolgendo le assemblee in assoluta sicurezza, come del resto stanno facendo la stragrande maggioranza delle fabbriche.
Il divieto di assemblea è stato, di fatto, avallato anche da altre organizzazioni sindacali che non solo temono il confronto ma evidentemente non hanno neanche l'interesse a comunicare a tutti gli operai in maniera pubblica e trasparente quanto venuto fuori dai vari incontri.
Per fare un piccolo bilancio, al di là degli annunci, gli investimenti sui nuovi veicoli ancora non si vedono ma in compenso abbiamo un intero reparto smantellato. Il 2020 si è concluso con l'ennesima procedura di mobilità senza che la stessa sia servita almeno a chiudere finalmente il percorso di trasformazione dei part-time verticali. A oggi ne sono rimasti fuori sette. Quale enorme sacrificio trasformare gli ultimi contratti rimanenti. Vergognoso in tempi di pandemia tenere un numero ridicolo di operai senza stipendio (o per meglio dire senza CIG) per mesi.
Anche per quanto riguarda i nuovi contratti a termine si dovrebbe iniziare a parlare di percorsi di stabilizzazione evitando il turn-over, portato avanti con la scusa del Decreto dignità. Evidentemente avere un nuovo esercito di lavoratori e lavoratrici ricattabili è molto più comodo. Come finirà? Come con le precarie storiche mandate a casa senza preavviso?
Anche il taglio dei minuti di pausa è un altro esempio di come non si voglia comprendere che la pandemia Covid è tutt'altro che finita. Che si lavora ancora, giustamente, con le mascherine, che gli operai sono sottoposti a livelli di stress sicuramente superiori alle condizioni normali. Ma i 10 minuti di pausa in più sembravano quasi una gentile concessione.
Ci hanno ripetuto che dovevamo essere responsabili perché il momento lo richiede, ma la responsabilità non può e non deve essere a senso unico. Bisogna tornare immediatamente a parlare ai lavoratori e a confrontarci sugli ultimi incontri che ci sono stati. Il protagonismo e la partecipazione sono fondamentali e non possiamo svenderli per nessun motivo.
USB Piaggio
Pontedera 29-1-2021