Strage di Viareggio, una sentenza che è un pessimo segnale. Contro padroni e poteri forti è impossibile avere giustizia

Viareggio -

Il 30 giugno, all’indomani 13° anniversario del disastro ferroviario del 29 giugno 2009 a Via- reggio e della strage di 32 cittadini nelle loro case invase dal fuoco, la Corte di Appello di Firenze ha confermato la colpevolezza dell’ex amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane Mauro Moretti, seppur riducendogli la pena da 7 a 5 anni; anche gli altri due ex amministratori delegati di RFI e Trenitalia, Michele Elia e Vincenzo Soprano, hanno avuto conferma di colpevolezza ma riduzione della pena a 4 anni.

Nel gennaio 2021 la Corte di Cassazione aveva rimandato in Appello l’intero procedimento sollecitando una revisione delle condanne, alla luce della decisione di annullare l’aggravante della violazione delle norme di sicurezza sul lavoro: cosa che ha comportato la riduzione delle pene per gli imputati.

Unione Sindacale di Base esprime la massima solidarietà ai familiari delle vittime della strage e ai cittadini di Viareggio che hanno animato in questi 13 anni la lotta per la verità, la giustizia, e la sicurezza del trasporto ferroviario, e si associa alle loro riserve sulla giustezza di questa sentenza che ancora una volta dimostra quanto sia difficile avere una reale giustizia quando a dover pagare sono i poteri forti del Paese. Tredici anni di processo (e probabilmente ancora non è finita vista la possibilità dei condannati di ricorrere ancora una volta in Cassazione) in cui sono emerse responsabilità inequivocabili dei dirigenti societari sulla mancata vigilanza per la sicurezza del trasporto ferroviario, soprattutto di merci pericolose, come il GPL trasportato dal treno merci deragliato la notte del 29 giugno 2009.

Responsabilità inequivocabili che però non sono bastate ai giudici di Cassazione per sigillare una sentenza esemplare e ammonitoria verso i datori di lavoro irrispettosi delle norme per la sicurezza sul lavoro: al contrario quei giudici, con l’annullamento dell’aggravante dell’incidente sul lavoro, hanno dato un pessimo segnale a quanti, lavoratori, rappresentanti, e delegati sindacali, sono impegnati da anni nella denuncia dell’insicurezza nei luoghi di lavoro e della strage quotidiana di lavoratrici e lavoratori.

Dunque, una sentenza di condanna che lascia però aperte troppe vie alla reazione padronale, in un momento in cui, sotto la spinta dei finanziamenti europei e del cosiddetto PNRR, è già in atto una accelerazione degli incidenti gravi e mortali sui posti di lavoro: nel solo mese di giugno nei cantieri di RFI si sono avuti 3 incidenti, di cui uno mortale e altri due con lavoratori tutt’ora in gravissime condizioni.

Per questo Unione sindacale di Base ribadisce la necessità di una legge per l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro, così come consegnata al Parlamento italiano nella sua proposta di iniziativa popolare a sostegno dei rappresentanti dei lavoratori per la salute e la sicurezza, e come deterrente alla facile violazione delle norme per la sicurezza da parte di datori di lavoro ancora troppo protetti nei tribunali dalle attuali leggi sulla materia.

Unione Sindacale di Base Lavoro Privato - Attività Ferroviarie